Beghin, Santi, Da Gioz

VISIONI METROPOLITANE
Dipinti in Aria dura di Pietro Dente

A cura di Ilaria Beghin, Serena Santi, Valeria Da Gioz

“Se prima c’era festa ora è il tempo di Aria dura.” (P. Dente)
Pietro Dente è una delle personalità più interessanti del panorama culturale padovano contemporaneo. Laureato al DAMS di Bologna, ha sempre mantenuto viva la passione per l’arte senza mai interrompere la sua ricerca artistica. Nel 2010 ha partecipato a numerose esposizioni in Veneto (Era urbana di finzioni plastiche (preludio), Alonte – VI; The (un)real life/la realtà oltre il visibile, Galleria Cargo20 – VR; New York New York, Sant’Urbano – PD; Paesaggio? – PD, VI, TV; Individuarti, Ex Macello – PD) ma la sua carriera può vantare partecipazioni in importanti gallerie italiane (Firenze, Milano, Bologna, Roma) e estere (Australia, Finlandia, Brasile, Irlanda del Nord).
Per il Cafè Lumière egli propone una selezione dalla serie Aria dura per la finzione di uno scorcio urbano, in cui il tradizionale supporto della tela e il confortante soggetto della città si uniscono a materiali imprevisti come il plexiglas e la pasta per vetro. È il pretesto per trasformare la realtà oggettiva della metropoli in sogno, in visione, in accecamento coloristico instabile, in smarrimento di sensi; si supera la barriera apparentemente urbana, si guarda all’interno di una silenziosa e acida dimensione psichica. Il risultato che si presenta agli occhi del riguardante è un insieme di giochi seri, di scherzose sovrapposizioni, di materialità prepotenti, di luce invadente, di percezioni stranite e straniate, di sensi nascosti e sensi ingannati. La città perde la sua essenza rassicurante e diventa silenziosa, misteriosa, impenetrabile, dura come l’aria che la pervade e il plexiglas che ne permette l’oggettivazione. Esso è però un trasparente e dissimulato ostacolo che impedisce di toccare e comprendere il sostegno fisico e vitale che c’è alla base di tutto, ovvero la tela che funge da supporto sostanziale e ideale, senso profondo e irraggiungibile della realtà.
Per completare questo nuovo universo visibile l’artista ha creato anche la componente sonora, una sinfonia visiva partendo dalle opere stesse. Sonorità tradizionali si fondono e confondono con suoni elettronici e rumori di ispirazione urbana, tutto è smembrato e riassemblato attraverso metodi visivi basati sui titoli delle opere, casualità e irascibilità.
Paesaggio cittadino e rumori, colori e musica, dissonanze armoniche di sottofondo: Pietro Dente crea sensazioni visive che sanno di conosciuto e già visto ma che nascondono i punti di riferimento della realtà che noi crediamo di trovare anche nel suo mondo, costringendoci invece a smarrirci nel proprio labirinto urbano privato, nella sua personale visione metropolitana.

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