ESTINTORI

Dell’origine del primo estintore si sono perse le tracce…
Si pensa che già nel Mesozoico esistesse una sorta di utensile denominato Eistoru, usato dai primitivi per spegnere il fuoco dopo aver cucinato.
Gli antichi Egizi inizialmente si dedicavano al culto del divino Remstinturuii, prima di adorare i loro dei animali; probabilmente attorno al 2700 a. c., per qualche oscura ragione, i culti estintorici cessarono e quasi tutte le raffigurazioni e le statue di culto vennero distrutte o nascoste. Purtroppo ora non rimangono che rari frammenti di statuette, di cui non si comprende tuttora con quale materiale siano state create, e qualche leggenda, tramandata da Empedocle e da altri greci illustri, in cui sono descritti alcuni riti arcaici provenienti dall’antico Egitto; c’è però troppa confusione ed incertezza in questi scritti per dare loro validità assoluta. I greci, nonostante tutto, riuscirono a ricomporre gli svariati tasselli dei vari riti delle tante culture con cui vennero a contatto e ritrovarono l’integrità del culto Eseistintorickos, soppiantando per un lungo periodo anche l’adorazione dello stesso Zeus.
La descrizione dettagliata dei culti si può trovare in Plutarco, l’unico che tratta marginalmente gli dei tradizionali, dando ampio respiro ai culti del potente Eseistintorickos.
Nelle Vite parallele descrive molte leggende tra cui quella dell’Eseistintotauro, un essere metà estintore e metà toro rinchiuso nel labirinto dal re Minosse a Creta. Questo figlio del divino era così potente che in seguito provocò la caduta di Creta, e forse di tutta la Grecia.
Un altro episodio di storia greca si può trovare nel dipinto di Albrecht Altdorfer del 1529: la Battaglia di Isso. Nel dipinto è rappresentato lo scontro tra l’esercito greco macedone cappeggiato da Alessandro Magno e quello persiano di Dario III. Analizzando molto in dettaglio la tela si possono scorgere tra un soldato e l’altro alcune tracce di estintori, il cui utilizzo nel campo di battaglia è ancora discusso dagli storici di tutto il mondo; inoltre in un punto si nota più nitidamente la presenza di due estintori (nella Figura 1 è stato ingrandito questo particolare) collegati tra loro dal proprio tubo. Anche questa raffigurazione lascia molto perplessi: trattasi di una nuova e potente arma oppure di qualche strano rito propiziatorio, o cos’altro? Anche qui regna il dubbio tra tutti gli storici che hanno cercato di spiegare questa particolare immagine.
Plinio il Vecchio descrive l’estintore nel Quarto libro come un oggetto di pregio importato dalla Persia, lo chiama il Deustintopre.
Leggende orientali indicano l’estintore come figlio del dio del ghiaccio e di una esquimese. Da qui nascono i riti estintici e proliferano le sette estintricee.
Durante l’Impero Romano l’estintore fa parte del corredo di ogni casa patrizia, ed è sinonimo di prestigio (e probabilmente fonte di ricchezza e potere senza pari). Quest’usanza viene descritta nella celebre commedia di Plauto Vita sine aestintorio est quasi mortis imago.
Durante il Medio Evo l’uso dell’estintore così come la sua adorazione viene bandito: chi veniva trovato in possesso di estintori o di libri su un tale argomento veniva condannato al rogo!
Anche se poco documentato, ci è pervenuto il racconto di un episodio curioso riguardo ad uno “stregone” condannato al rogo per il possesso di 18 estintori, di cui 2 di cristallo decorato; appena appiccato il fuoco la terra si squarciò, e da essa fuoriuscirono i 18 estintori che estinsero le fiamme, salvando il condannato dalla triste sorte (anche se il giorno dopo venne decapitato).
Alcune incisioni nordiche del Cinquecento (Figura 2 e 3) rappresentano estintori creatori del mondo, estintori alchemici e visioni mistiche di estintori cosmici; molte di queste opere vennero purtroppo usate in modo subdolo soprattutto dagli eretici, che tentavano in ogni maniera di screditare l’estintore davanti al popolo. Nell’Estantiromachia Pholiphili del 1493 vengono realizzate molte incisioni a stampa raffiguranti sia antichi estintori sia moderni; inoltre viene spiegato come diffidare da quegli esemplari fasulli, creati apposta dall’uomo stolto per rendere l’esistenza un inferno “dove l’Estintorae nun fusse più altro che dannoso alle genti, che nun scoprissero la differenzia tra il vero et il falso e venendo sovraffatte dal maligno rischiano la mutazio corporis…”. [1]
Dall’epoca rinascimentale l’interesse per gli estintori cresce fino ad arrivare, ai nostri giorni, ad un prodotto di portata universale.
Nelle Vite il Vasari attua una particolare lettura della Gioconda di Leonardo da Vinci in cui, dopo la descrizione tecnica particolareggiata dei colori e delle forme, svela la particolarità del sorriso enigmatico della donna raffigurata, sostenendo che il vero motivo di quello strano sorriso era dovuto al fatto che ella, mentre posava, contemplava incantata il suo nuovo modello di estintore, datole in dono dallo stesso artista in cambio della posa.
Uno dei primi esempi della totale riabilitazione dell’estintore ci viene dall’affresco dell’Incendio del Borgo di Raffaello Sanzio (1514, Roma, palazzo Vaticano, Figura 4). Nell’affresco è raffigurato lo stesso Papa (Leone IV) intento a spegnere il possente incendio, divampato nel quartiere romano del Borgo, grazie all’aiuto benevolo di un estintore divino.
Successivamente nell’arte divenne frequente la rappresentazione estinorea, soprattutto nelle nature morte seicentesche: ad esempio la natura morta di Philippe De Champaigne (Figura 5). In quest’opera troviamo al centro del quadro un teschio, simbolo della caducità dell’uomo, con a fianco una clessidra, anch’essa indicante il tempo che passa e che agisce sulla vita e sulla morte, e un estintore. Quest’ultimo oggetto sembra inizialmente non essere al suo posto, in quanto i primi due oggetti hanno valenza “negativa”; in realtà probabilmente indica il passaggio dalla vita caduca ad una condizione ultraterrena di beatitudine estintorea. Vediamo poi la sua rappresentazione nelle opere caravaggesche (il fascio di luce manipolata in realtà proviene da un estintore, l’estintore ottico), nei quadri Neoclassici: ad esempio il giuramento all’Aestintorio di Jacques-Louis David del 1784 (Figura 6). L’opera raffigura tre fratelli dell’antica Roma pronti a sacrificare la propria vita in favore di alti ideali, giurando di fronte al simbolo del potere imperiale romano: l’Aestintorio. Da citare anche il famoso dipinto Napoleone al passo del gran San Bernardo del 1800 (Figura 7), dove è rappresentato il condottiero impavido con in mano lo strumento della sua vittoriosa fortuna, l’Estintore Imperiale.[2] Esso è ancora presente in molti dipinti romantici: ad esempio I Pretendenti di Gustave Moreau del 1852 (Figura 8), dove la vendetta di Ulisse sui Proci, che insidiavano Penelope, è appena stata compiuta e il potente dio Eseistintorickos appare, emanando una luce abbagliane nel bel mezzo della scena come un segno di approvazione (o di protezione) nei confronti del valoroso Ulisse.
Potremmo proseguire citando altre opere artistiche del passato oppure descrivendo svariati episodi riguardanti questo antico culto universale. Mi limiterò a descrivere un solo grandioso episodio che coinvolge direttamente la potenza degli estintori in questione.
Nel 1730 il vulcano dell’isola di Lanzarote (isole Canarie) iniziò la sua inesorabile ed inarrestabile eruzione, soffocando i villaggi e il paesaggio circostante per molti e molti chilometri. L’eruzione durò fino al 1736, ben sei anni di infuocati lapilli e calori insopportabili. La vicenda, spiegata spesso dai naturalisti come conseguenza di alcuni grandi cambiamenti climatici e geologici della zona, è in realtà spiegabile grazie al ritrovamento di un antico Eistoru, di recente riemerso in mezzo alla trecennale lava solidificata che ricopre gran parte del centro dell’isola. Lo stato incredibilmente buono di conservazione del reperto, rispetto alla sua età, lo rendono unico al mondo: nemmeno quello ritrovato durante gli scavi ad Ercolano e a Pompei era così bene conservato, anche se appartenente ad un età meno antica di quello di Lanzarote. Questo esemplare ci permette di rivalutare la leggenda, nata nei villaggi supestiti vicini al vulcano, narrante una maledizione di un potente stregone in possesso di malefici Aestintorii neri, che riuscì a liberarsi del favoloso e mitico Eistoru provocando la terribile eruzione. L’Eistoru, dopo anni di lotta contro le fiamme infernali, riuscì a domare l’eruzione, ma poi, privato delle forze e dei suoi poteri, si accasciò al suolo stremato. Il vigliacco stregone riuscì ad imprigionarlo nella lava solidificata e ben presto tutti dimenticarono la vicenda. C’è chi dice che l’Eistoru sia ancora vivo e che stia ancora attendendo la sua vendetta…
Ora il reperto è conservato nel Museo Archeologico delle Grandi Civiltà Aestintoricke[3] vicino ad Atene: io assistetti al suo ritrovamento (dipinsi anche un omaggio a questo evento, Figura 9) e potrei giurare di averlo visto brillare per un istante, mentre lo separavano dalla lava solida. Dopo aver visto in breve il panorama storico, vediamo qual’è la reale importanza dell’estintore.
La funzione principale è quella, nota ai più, di spegnere le fiamme.
Sappiamo però che solamente il 18% degli estintori presenti nel mondo (e forse nell’universo) svolgerà questo sgradevole compito.
In realtà l’estintore è dotato di ben altre capacità. Gli estintori sono in ogni luogo (ora è così per legge, ma lo è sempre stato), dalla casa privata all’ambiente pubblico all’automobile.
Dopo molti studi, si è potuto verificare che in ogni estintore c’è una forza, una forza che proviene dalle profondità della terra e dall’alto del cielo, una forza che è immortale, che esiste dall’inizio del tempo. Questo potente contenitore di energia primordiale è in grado di generare gli avvenimenti e di supportare l’immaginazione. Ed è proprio per questo motivo che se ne trova uno in ogni luogo…un luogo non può esistere senza un estintore, è proprio quest’ultimo che, con la sua potenza energetica, crea l’immagine di un posto, di una stanza, di una casa, di una città, di un continente…

La vera storia dell’estintore

“La storia è quella
scienza che descrive,
in modo perfetto, ciò
che non è mai accaduto”

Oscar Wilde

Pietro Dente, Strage degli estinnocenti, 2003.

Opera tratta dall’Estingelo apocrifo anonimo del II sec.D.C. narrante la venuta del “estinmessia”,

grazie al quale le genti avrebbero potuto redimersi nella sua gloria e potenza divina.

 

Appendice

Tra le tante opere letterarie sull’estintore citiamo un importante testo di Tito Lucrezio Caro, una commovente invocazionc contenuta nel De rerum natura, che descrive molto bene la pregnanza di significati del culto dell’estintore presso gli antichi.

Liber primus, lnvocazione all’aestintorius: Almus Aestintorius, genitor Aeneadum, voluptas hominumque divom, qui subter labentia signa caeli concelebras mare navigerum, qui terras frugiferentis, quoniam per te omne genus animantum concipiturque exortum visit lumina solis: te, deum, te fugiunt venti, teque adventum tuum nubilia caeli, tibi terra daedala summittit flores suavis, tibi rident aequora pontique caelum placatum nitet lumine diffuso…

Traduzione: Eccelso Estintore, progenitore degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei, (tu) che sotto le rotanti stelle del cielo vivifichi il mare solcato da navi, (tu) che (vivifichi) le terre fruttifere, perché per opera tua ogni specie di esseri viventi è concepita e generata contempla la luce del sole (=della vita): tu, o divino, te fuggono i venti, te e l’arrivo tuo (fuggono) le nubi del cielo, in tuo onore la terra dedalica (=industriosa) fa sbocciare i fiori soavi, in onor tuo ridono le distese del mare ed il cielo rasserenato brilla di una luce diffusa…

Note

[1] Esantiromachia Pholiphili, Cap. 2, pag. XXIII.

[2] Napoleone Bonaparte, grande condottiero e conquistatore. C’è chi sostiene che la sua sconfitta a Waterloo e la sua successiva caduta siano dovute alla perdita, o meglio al furto, del suo potente Estintore Imperiale. Egli non riuscì mai più a riprendersi da questo scotto e perse la guerra a causa di questa grave mancanza.

[3] In questo importante museo sono raccolti reperti inestimabili sull’ argomento. Tra i maggiori citiamo: la sacra pergamena, scritta in una lingua sconosciuta di ceppo mediorientale, risalente probabilmente al 2000 A.C. (Figura 12); il disegno che dimostra l’esistenza dei famosi megaliti preistorici estintoriformi posti in un enorme circolo runico, nei pressi delle Sperrin mountains nell’Irlanda del nord, a cui varie leggende antiche attribuiscono poteri magico- catartici (Figura 13); il famoso dipinto raffigurante La battaglia con l’Aestintorio, dove l’esercito di Costantino vince quello di Massenzio grazie all’aiuto dei potenti Aestintorii, che bloccano con il loro getto paralizzante il nemico attonito (Figura 14).