DANTE

Aldilà dell’Aria Dura (omaggio a Dante Alighieri)

L’opera che ho ideato è un trittico, composto da una tela centrale di 100×80 cm e da 2 tele laterali di 50×80 cm, che rappresentano la cantica XXI di inferno, purgatorio e paradiso della Divina Commedia.

La mia rielaborazione si realizza in un paesaggio urbano, strutturato tramite acrilico su tela e colori a rilievo per contorni su lastra di policarbonato trasparente, che si frammischia concettualmente ai canti danteschi.

In quest’opera ho utilizzato una modalità di creazione che ho chiamato “linea temporale”. Essa prevede l’inserimento, all’interno dell’opera, di una forma creativa nata dalla volontà dell’artista che si assoggetta al caso. Il caso infatti determina un tempo di creazione limitato, in cui si sviluppa, con una stessa unità cromatica, la forma creativa, che però inesorabilmente si interseca e si frammista al resto dell’opera, creando un’unità singola e nel contempo intimamente legata al paesaggio urbano.

Nella prima tela è raffigurato l’Inferno: il fiume che attraversa Chicago riversandovi quella pece bollente in cui sono immersi i barattieri (i cui supplizi sono protagonisti del Canto), i ponti crollati durante il terremoto dovuto alla morte di Cristo, il cielo oscurato e i diavoli che imperversano infestando il paesaggio. Sulla lastra infernale il dado ha determinato una linea temporale nera di 05:40 minuti da eseguire sui quadranti 5 – 1 – 3 della superficie pittorica. La linea temporale viene interrotta, ogni 40 secondi, da delle forme che compaiono a intervalli regolari di tempo e che ho denominato “intervalli diabolici”: i diavoletti rossi raffigurano il tempo infernale e sono anch’essi creati tramite un procedimento casuale di lancio del dado a 21 facce che ne decide numerosità, grandezza e quindi invadenza nell’opera.

La tela centrale è dedicata al purgatorio, e raffigura, nel vivido contrasto tra le baraccopoli e i grattacieli di San Paolo, le colpe espiate da avari e prodighi, prendendo spunto da tutta la V Cornice composta dai canti XIX, XX, XXI, XXII. Qui anche le linee temporali sono elaborate antagonisticamente: una additiva che agisce sulla parte “prodiga” del paesaggio aggiungendovi una profusione di elementi decorativi, e l’altra sottrattiva, che elimina e scalfisce le già architettonicamente avare strutture delle bidonville. La linea temporale è grigia (nero infernale + bianco divino) ed è di 09:00 minuti sulla parte superiore, dove svettano i grattacieli, mentre di 06:00 minuti sulla parte inferiore, ove si trovano le bidonville. Sulla parte prodiga sono stati eseguiti, ogni 60 secondi, intervalli additivi che ingrossano i relativi spazi con placche dorate, mentre sulla parte avara troviamo, ogni 50 secondi, intervalli sottrattivi che annullano ogni materia ivi presente con un cerchio rosso.

La raffigurazione di Santa Maria del Fiore, in omaggio alla città dantesca, è stata scelta per rappresentare il carattere meditativo e contemplativo della cantica XXI del paradiso. L’inquadratura dall’alto permette di accostare all’edifico una scala d’oro che sale verso l’infinito cielo, su cui si vedono salire gli spiriti angelici. Lo sfondo sfuma dal blu all’azzurro chiarissimo, per dare la sensazione della luce mistica che proviene dai cieli soprastanti. La linea temporale stavolta separa il tempo terreno dal tempo infinito del paradiso e vi accompagna gli spiriti angelici.  La linea temporale qui presente è bianca (luce divina), dura 50 secondi ed è solcata da spiriti contemplanti (intervalli angelici) recanti in mano il piccolo pianeta Saturno, il cielo del Canto.

L’opera è stata concepita per richiudersi tramite cerniere a nascondere “L’Aldilà dell’Aria Dura”, mostrando quello che è invece “Il cammino della morte”. Realizzato su supporto ligneo a fondo oro, richiama l’ispirazione medievale del manufatto e rende omaggio a Hieronymus Bosch. La cornice racchiude il tempo attuale, quello della vita che conduce inesorabilmente alla morte, e ne rappresenta le contraddizioni e ingiustizie: vi è raffigurato il virus Covid-19 e il titolo dell’opera in stile pubblicitario. Al centro un enorme campo da calcio fa da sfondo ad una spessa lastra di policarbonato raffigurante una moltitudine di cadaveri: le chance nel gioco della vita dipendono molto dalla disposizione della sorte alla nascita. Ma oltre alle carte che la sorte ci assegna, possiamo vivere limitandoci a vedere solo il lato divertente e ludico delle cose o riconoscere ciò che le disparità del mondo moderno portano, cioè guerre, genocidi, migrazioni, cambiamenti climatici che fortificano “il cammino della morte” e aumentano inesorabilmente i cadaveri.